Il nostro pane quotidiano

Author: L'antropologo / Etichette: , ,





L'esistenza è, per usare una metafora gastronomica stereotipicamente italiana, come un pasto a tavola. Un pasto che è più lungo di uno spuntino, ed è più breve di un cenone. Sul tavolo, vengono serbite pietanze prelibite e piatti disgustosi, in alternanza continua. Non possiamo fermarci di mangiare, dal momento che siamo seduti a tavola e che la tavola è un'istituzione sacra, che va protetta ed onorata. Guai a chi lascia lo scranno, guai a chi rigurgita il cibo, ripugnando i convitati! Che coloro che siedano senza appetito siano esclusi dal consorzio umano dei golosi, che affamati afferrano e ingurgitano e masticano e deglutiscono e ruttano e afferrano e ingurgitano e masticano e deglutiscono e ruttano e...


Il cibo è limitato ma l'appetito non lo è. Sul tavolo della vita il pane è la routine quotidiana, l'acqua è l'insapore necessario, il vino rosso è l'ebbrezza scriteriata e quello bianco è il brio dei giorni festivi. Mangiamo e mangiamo, senza soffermarci sul sapore e viviamo in attesa del dolce, che finisce troppo in fretta. Chi mastica lento e assapora prima di deglutire, vive più a lungo e forse meglio. Forse. Ma che cos'è che si mangia? Noi ci cibiamo del mondo e il mondo si ciba di noi. E siccome noi siamo mondo, noi siam cannibali di noi stessi: la vita è una mandibola distruttrice e rigeneratrice che divora e rigenera implacabilmente il volto della TERRA. Cosicchè il verme viene divorato dall'uccello che viene divorato dall'uomo che viene divorato dal verme che viene divorato dall'uccello che viene divorato dall'uomo che viene divorato dal verme che... Ecco, nel cerchio della vita, in cui tutto viene divorato da tutto, mangiare ed esser mangiati è la nostra maniera per far parte del Tutto. Buon appetito.







1 commenti:

Francesca Dimanuele ha detto...

Bello Fra!

comunque....come siamo macabri ultimamente...

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