La cultura o "l'urlo dell'uomo di fronte al suo destino"(A.Camus)

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Su quest'isola deserta che chiamiamo Terra, gli uomini non sono che una fra le tante miriadi di specie di esseri viventi. Solo in una cosa l'Uomo si distingue dagli altri animali: la consapevolezza della morte, in cui si imbatte inevitabilmente, nel suo vivere associato. Da questa deriva la necessità di elaborare un senso, materiale e spirituale, all'esistenza, per sfuggire al totale annichilimento della contingenza.

L'elaborazione del lutto, è solo una delle componenti di quello sforzo di trascendimento dell'immanenza della vita materiale che l'uomo compie quotidianamente. Lo sforzo umano, costante e pervasivo, va in direzione del superamento dell'Alterità della Terra, un impresa semantizzante (attribuzione di significato) ed insieme ermeneutica del mondo(orientarsi ed interpretare ciò che ci circonda), che si presenta nel modo più diretto nel Lavoro, inteso nel suo senso primo, ovvero come trasformazione della Natura in Oggetto, vittoria dell'Uomo sul disumano.

Quest'impresa che l'uomo compie per piegare il mondo verso se stesso, per plasmarlo secondo il suo disegno e le sue necessità, possiamo chiamarla cultura.

La cultura, in senso antropologico, diverge dalla sua accezione comune: non si tratta di conoscenze di cui un individuo può far sfoggio, ma della costruzione sociale di un senso, di una rappresentazione del mondo che struttura la relazione centripeta fra l'uomo e l'uomo, insieme a quella centrifuga, fra l'uomo e la Terra.

Naufragio

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Immaginate di dover lasciare tutte le vostre sicurezze, di perdere ogni punto di riferimento, di dimenticare le certezze che ritenevate più salde e vi ritroverete come me, sull'isola deserta.

Un naufragio vi ha costretto ad abbandonare tutto ciò che possiedevate di caro e vi ha lasciato nudi sulla battiggia, inermi ed esanimi, a boccheggiare sulla spiaggia: non resta che l'aria, che inspirate avidamente nei polmoni, e quel palpito costante che alimenta l'esistenza biologica, la vostra tiepida e cara vita. Un corpo e nient'altro, appeso a un filo sottile, alimentato da un flebile soffio. Eccovi con me, ora, sull'isola deserta.

Siete soli, e per sopravvivere nell'ambiente ostile, dovrete farvi predatori per non esser a vostra volta prede. Divorerete o verrete divorati. Dovrete esplorare l'isola, individuare punti di riferimento per orientarvi, per non smarrirvi. Bisognerà, soprattutto, trovare un senso a questa frenetica lotta quotidiana per la soppravvivenza: si dovrà lottare anche per non perdere la speranza. La speranza in un sogno, un'illusione, una distrazione o una sublime invenzione.

Quell'isola si chiama Terra ed ogni naufrago si chiama Uomo.

Ciò che mi ha costretto a fare i conti con le radici della nostra esistenza, sempre offuscate da miriadi di evanescenti fiori colorati, è stata la scoperta dell'Uomo che ho fatto nel corso di quel progressivo naufragio di ogni certezza e luogo comune che si chiama Antropologia.